La domanda che ci viene spesso posta dai lettori di questo blog è se i costi di sostituzione della illuminazione tradizionale (lampade ad incandescenza o a fluorescenza) con le luci a led, rientrino nei principi che consentono la detrazione fiscale del 50%, prevista per le ristrutturazioni edili e per il miglioramento dell’audit energetico di abitazioni, uffici e aziende.

La Legge di riferimento è il Decreto Legislativo del Presidente della Repubblica, n. 115 del 30 maggio 2008, emesso in attuazione della direttiva comunitaria n. 32/2006, art. 2, relativa agli usi finali dell’energia a favore del risparmio energetico o, ancor meglio, relativa agli interventi diretti ad aumentare l’efficienza energetica degli edifici e alla riduzione del fabbisogno di elettricità.

In particolare l’Agenzia delle Entrate specifica che detti interventi sono previsti nei settori del riscaldamento, del raffreddamento, della ventilazione e della illuminazione. Le luci a led, pertanto, rientrano pienamente. Ne sono beneficiari tutti quei contribuenti, eventualmente anche titolari di redditi di impresa, che possiedono l’immobile ove viene effettuato l’intervento. Ovviamente il risparmio energetico conseguito va monitorato prima e dopo l’intervento stesso, mediante apposita relazione di professionisti certificati (info@progemaled.it).

In altre pagine di questo blog abbiamo dimostrato, con appropriati business plan, quanto sia conveniente convertire l’illuminazione tradizionale in illuminazione a led, come dimostra anche il caso del Comune di Torraca, in provincia di Salerno, che ha totalmente sostituito le luci pubbliche con illuminazione a led, ottenendo come risultato un immediato risparmio sulla bolletta pari al 65%, una riduzione dei costi di manutenzione pari al 50%, una riduzione dell’inquinamento luminoso pari al 90%. A questi dati, i cittadini che hanno affiancato il Comune con iniziative parallele, hanno aggiunto detrazioni fiscali, come sopra descritto.

Per i led, infine, non esiste il problema dello smaltimento, in quanto non contengono sostanze tossiche. Un problema, peraltro, che si porrà semmai dopo ben 50.000 ore di attività.